di Diego Gavagnin
La “notizia del giorno” doveva essere il ruolo del GNL small scale nel Piano nazionale di rilancio e resilienza (PNRR) ma nell’ultimissima versione l’argomento è stato espunto. Il Consiglio dei Ministri che l’ha approvato lo scorso 29 aprile ha varato però un Fondo Complementare allo stesso PNRR che prevede “Infrastrutture e mobilità sostenibili (rinnovo flotte, bus, treni e navi verdi)…” dotato di 30,6 miliardi di euro. Sarà un decreto legge il cui testo però non è ancora noto.
Qualche giorno prima è fallita la cessione di Iveco alla Faw Jiefang, la più grande produttrice cinese di autocarri pesanti. L’offerta economica rifiutata sarebbe stata vicina ai 3,5 miliardi di euro. Assieme a Iveco, la capogruppo CNH Industrial avrebbe ceduto anche una parte della FPT Industrial, l’azienda che produce i motori, in particolare quelli a GNL, che stanno avendo un rilevante successo.
CNH ha comunicato che proseguirà nello spin-off delle due attività nel 2022, ma è certo che resteranno italiane. Infatti, a leggere i commenti unanimi della stampa e le dichiarazioni del Ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il Governo sarebbe stato intenzionato a impedire la vendita a un soggetto estero, anche esercitando il proprio potere di veto (“golden power”).
Poco si è saputo sui motivi della tentata compravendita, anche se una traccia si trova nella dichiarazione di Giorgetti: “Siamo pronti a sederci al tavolo per tutelare e mantenere questa produzione in Italia. Valutiamo positivamente la notizia, il Governo ha seguito con attenzione e discrezione tutta la vicenda, riteniamo la produzione di mezzi pesanti su gomma d’interesse strategico nazionale”.
Poiché il futuro dei camion a Diesel non è certo roseo, l’interesse dei cinesi per Iveco e FPT non poteva che essere il patrimonio di conoscenze sulla motorizzazione a GNL, ambito nel quale le due società italiane sono leader in Europa (in Italia con circa l’80% del mercato). Non a caso il nostro Paese ha il maggior numero di camion a GNL circolanti (quasi 4.000) e quello di stazioni di servizio con GNL, oltre 110 (25% di tutte quelle in Europa).
Con questi numeri, in continua crescita anche per la diffusione dell’uso del bioGNL (a impronta ecologica nulla) al posto del GNL fossile, l’Italia è la seconda al mondo. Dietro alla Cina. Solo che in quel Paese i camion a GNL circolanti sono oltre 400.000. Le vendite sono raddoppiate dal 2018 anche per i più stringenti limiti alle emissioni dei trasporti decisi dal Governo. Adesso il problema sono le stazioni di servizio, che non riescono a stare dietro ai camion.
ConferenzaGNL è contenta se Iveco e FPT restano italiane, ma non crediamo che l’intenzione dei cinesi fosse di impacchettare tutto per portarselo a casa. Se ciò che cercavano è la qualità, su cui hanno ancora da lavorare, quella viene dalle persone. E’ più probabile l’intenzione di finanziare nuovo sviluppo per penetrare ancora di più nei mercati, e imparare.
Sembra che per impedire la vendita sia intervenuto lo stesso Draghi sulla Exor della Famiglia Agnelli, proprietaria della CNH, promettendo sostegni alla produzione. Nel 2019 il mercato cinese ha assorbito più di 100 mila camion a GNL, la Faw Jiefang ne ha prodotti 2000 al mese. Aumenta la curiosità su cosa ci sarà scritto nel Fondo Complementare.