Si è svolto a Roma a metà luglio il primo “annual meeting” di Assarmatori, l’associazione fondata nel gennaio 2018 nell'ambito di Conftrasporto – Confcommercio. Nella sua relazione il presidente Stefano Messina, dopo aver ripercorso la fasi e le motivazioni che hanno portato alla costituzione della nuova Associazione, ha richiamato i dati essenziali dell’economia del mare per l’Italia, che vale circa il 3% del PIL, pari a 45 miliardi di euro e dà lavoro a oltre 880 mila italiani.
Assarmatori rappresenta una flotta di oltre 450 navi (servizi di crociera, trasporti di contenitori, servizi di traghetto, trasporti pubblici, trasporti di rinfuse liquidi e solidi) che danno lavoro a circa 6.000 persone e oltre il 60% della flotta complessiva di navi traghetto ro-ro.
Il commercio marittimo è cresciuto del 3,1% tra il 2017 e il 2018, ma i porti italiani non sono riusciti a cogliere questa opportunità, mantenendo un andamento stabile, soprattutto “L’Italia deve rendere più efficiente la sua catena logistica” ha detto Stefano Messina.
Anche l’Unione Europea ha delle responsabilità: “Il suo più grande fallimento è stata la politica marittima ed in particolare la totale inesistenza” di una strategia per il Mediterraneo. Assarmatori chiede all’Europa una politica del mare volta a ristabilire la pace e a proteggere e incrementare i traffici, rilanciando le infrastrutture marittime. “Il raddoppio del Canale di Suez ha portato e porterà incrementi significativi nel traffico intercontinentale sulla rotta Est-Ovest, incrementi che l’Italia deve saper intercettare”, ha aggiunto il neo presidente.
Nonostante il settore del trasporto marittimo sia il meno clima-alterante, l’IMO (International Maritime Organization) ha previsto una sostanziale decarbonizzazione del trasporto marittimo entro il 2050. “Gli armatori hanno fatto e faranno la loro parte” ha aggiunto il Presidente, per poi ricordare la prossima scadenza del limite di tenore di zolfo allo 0,5% “ridotto di ben sette volte in un colpo solo”.
“Questi impegni rendono l’idea dello sforzo economico che dovrà essere affrontato in tempi brevissimi, ma gli armatori sono resilienti e lo shipping si farà trovare pronto, come ha sempre fatto”. E potrà esserlo “anche nella sfida verso l’ECA Mediterranea (Emission Control Areas, con zolfo allo 0,1%, ndr), a condizione che siano gettate finalmente le basi per l’utilizzo di carburanti alternativi come il GNL” ha aggiunto con forza il relatore che ha anche chiesto come mai non sia ancora possibile fare rifornimento in Italia mentre è possibile in altri porti europei.
“Oltre che sulle infrastrutture bisogna accelerare sulle regole per le procedure di bunkeraggio, già esistenti in Spagna e Francia, nostre dirette concorrenti, per non citare i Paesi nordici dove il GNL è ormai la norma soprattutto per i traghetti” ha concluso Stefano Massina la parte di intervento dedicata alle politiche ambientali.
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