Partecipare all’inaugurazione di una stazione di servizio e provare soddisfazione nonostante non ci sia il combustibile da vendere è piuttosto inconsueto. Tuttavia, la contentezza dei presenti al nuovo impianto di Villacidro, inaugurato pochi giorni fa dal Gruppo Isa, principale azienda sarda della “grande distribuzione” è sincera. Realizzato dal costruttore locale Comit, l’impianto è già predisposto per vendere metano liquido ai camion e compresso alle automobili. Va ricordato che l’isola non è metanizzata e il gas, necessariamente liquido, può arrivare soltanto via nave.
L’investimento a Villacidro è già storia e non c’è migliore garanzia che il GNL, in un modo o nell’altro, il prima possibile, arriverà. Ogni giorno senza è una perdita. La domanda è bella pronta: a cominciare dai 50 camion del Gruppo Isa per arrivare ai tanti altri in giro per l’isola che vorranno convertirsi. Le più recenti motrici a GNL superano comodamente i 1000 chilometri; vuol dire poter raggiungere tutte le destinazioni e tornare a rifornirsi senza il rischio di restare a secco.
In Sardegna, del resto come sempre più spesso accade in Europa oltre che in Italia, ad investire nel GNL non sono solo le tradizionali compagnie Oil & Gas, ma anche le società della Grande Distribuzione e di trasporto. E’ l’utilizzatore finale, quindi, che si assume direttamente il rischio d’impresa e parte dei costi, per lui inusuali, aprendo gli impianti a terzi. Nonostante sia sede di una delle raffinerie di petrolio più grandi d’Europa, la Sardegna supera la tradizionale separazione tra “rete” ed “extrarete” nella distribuzione dei carburanti, con esiti finali sul settore ancora tutti da scoprire.
Entro pochi mesi Villacidro avrà il suo GNL, come già accade poco lontano, ad Arborea (Oristano), dove il gas naturale liquefatto fornisce energia al caseificio della Cooperativa 3A, tra i grandi pionieri degli usi diretti del GNL in Italia (qui case history e intervista a Massimo Ferniani – ARBOREA - a margine del 4° Convegno Isola dell'Energia). Tortuoso il percorso: autobotte che si rifornisce nei rigassificatori spagnoli, traghetto da Valencia a Cagliari e da lì su strada fino all’azienda.
E in caso di interruzione del servizio traghetto? Autobotte da Marsiglia fino a Livorno, traghetto per Olbia e da lì ad Arborea. E’ successo. Ed è bene che sia successo, perché ha dimostrato che quando il GNL serve il modo di averlo si trova, anche in Sardegna. E i maggiori costi? Rientrano nel rischio d’impresa, anche se la questione andrebbe trattata nell’ambito della “continuità territoriale” con la socializzazione di parte dei maggiori oneri, così come si fa per tanti altri servizi penalizzati dall’insularità della Regione rispetto al resto del Paese.
Integrare alle imprese il costo dei tragitti per terra e mare delle autobotti sembra ragionevole, considerato tra l’altro l’interesse pubblico per l’uso anche in Sardegna del combustibile meno inquinante oggi disponibile per camion, navi e industrie. Anche perché questo sistema di approvvigionamento di autobotti con traghetto dall’estero, purtroppo, dovrà restare in uso per qualche anno, considerato il ritardo nella realizzazione dei depositi costieri.
Nonostante l’impegno della Regione e in particolare dell’Assessorato all’Industria per l’arrivo del GNL, i lavori per i depositi ancora non riescono a prendere slancio. L’annuncio di grandi iniziative alternative e i ritardi nell’emanazione delle regole del particolare mercato sardo hanno steso un velo d’incertezza anche sui progetti più promettenti.
La sfiducia rallenta la firma dei contratti di vendita che le banche vogliono vedere per finanziare i lavori. Pesano anche le preoccupazioni sul “rischio Italia”, trattandosi per lo più di operatori internazionali (!), che guardano con attenzione lo spread del finanziamento del debito pubblico, prima di decidere in che Paese continuare ad investire.
Il ritardo nella realizzazione dei depositi fa perdere alla Sardegna il grande vantaggio di avere una domanda piccola, ma sicura, costituita dalle reti cittadine esistenti, oggi alimentate con il propano, per diventare leader mediterraneo dello small scale LNG. La domanda delle reti giustifica la rapida installazione dei primi serbatoi costieri, per poi aspettare quella dei camion, delle navi e delle industrie, avendo già ammortizzato parte dei costi.
La domanda interna trainante diventa adesso quella delle motrici stradali - ma servono le stazioni di servizio - mentre le grandi imbarcazioni (come la Costa Smeralda in arrivo tra un anno) saranno rifornite di GNL dalle “navi serbatoio” che si approvvigioneranno direttamente in Francia o in Spagna, saltando la Sardegna.
Prevale comunque l’ottimismo, e aziende pioniere si stanno industriando per procurarsi direttamente il GNL senza aspettare i depositi e offrirlo alle industrie e alle stazioni di servizio che seguiranno l’esempio del Gruppo ISA. E si lanciano anche iniziative innovative, come la produzione locale di bioGNL, prodotto con scarti agricoli, reflui zootecnici e rifiuti organici.
Ad aprire la strada, ancora, la 3A di Arborea, intestarditasi nel volere impatto zero per il trasporto del proprio latte, con l’aiuto della SIAD, società produttrice di gas tecnici, già attiva da anni nell’isola. Il bioGNL è una fonte rinnovabile, che aggiunge a tutti i vantaggi del GNL (niente zolfo e polveri sottili, ridotte emissioni di azoto e CO2) nessun effetto sul cambiamento climatico.
PS.Poche ore dopo a pubblicazione di questa nota è arrivata la notizia del rilancio di Stolt Nielsen per la realizzazione del deposito di Oristano (qui la notizia). Questa decisione migliora molto la situazione descritta e fa ritenere che il deposito possa arrivare poco tempo dopo le “navi serbatoio”. Soprattutto chi vuole comprare il GNL avrà almeno un punto di rifornimento sul suolo sardo potendo sempre usare i percorsi alternativi delle autobotti su traghetto.
a cura di Diego Gavagnin, ConferenzaGNL