di Diego Gavagnin
Questo titolo, considerata l’attuale situazione dei prezzi del gas naturale e del GNL (e delle materie prime in genere), può sembrare fuori luogo. Ma è una crisi che passerà, come passerà l’epidemia, che ha tardato gli investimenti e scosso i mercati con improvvise frenate e impreviste accelerazioni.
Il mercato del GNL è un mercato aperto, se c’è carenza di offerta - come in questo periodo - qualcuno vedrà il business e farà in fretta impianti di liquefazione. Il gas certo non manca. Nella produzione cresce il ruolo dei Paesi ad economia di mercato, molto difficile che nascano cartelli come l’OPEC, che decide i prezzi del petrolio aprendo o chiudendo i rubinetti.
Piuttosto sarà necessario arrivare alla determinazione di prezzi separati per il GNL rispetto al gas naturale trasportato via gasdotto, che lega il compratore al venditore. Anche qui qualcuno può decidere di aumentare o ridurre i flussi per alzare i prezzi o per motivi geopolitici che niente hanno a che fare con il mercato. Le metaniere invece vanno dove vogliono.
E poi non possiamo lamentarci, rivendicando gli sforzi (e i costi) che sostiene l’Europa per la decarbonizzazione dell’economia se Cina e India passano al gas per ridurre l’uso del carbone, facendo salire i prezzi. Ma la notizia migliore è che il principio di realtà si sta facendo strada nella psicologia delle istituzioni europee, perché indispensabile per la transizione energetica.
Il gas naturale, compresso o liquido, troverà posto nella tassonomia europea per la fiscalità energetica, come ha comunicato la Commissione. Significa che qualsiasi saranno le tasse sui combustibili disponibili, il GNL avrà sempre il prezzo più basso, come è giusto che sia, semplicemente perché impatta meno su clima, atmosfera e mare di tutti gli altri. Va però usato bene, senza dispersioni.
E’ lungo l’elenco delle buone notizie interne, ad iniziare dal successo di ConferenzaGNL di Bologna, pur con le complessità del primo ritorno esclusivamente in presenza. Finalmente è stato possibile visitare gli stand espositivi/informativi e si sono potuti illustrare di persona nuovi prodotti, infrastrutture e progetti.
I dibattiti e le relazioni di rendiconto e scenario hanno mostrato un settore in pieno sviluppo. Confermati gli investimenti previsti, ne arrivano di nuovi. Come è confermata la leadership italiana in Europa nel trasporto terrestre, nelle reti e nelle industrie isolate. Avanzano numerosi i progetti per la produzione di bioGNL, unico combustibile carbon free oggi godibile: in meno di un anno tre impianti già in produzione e stazioni di servizio che erogano miscele di fossile e bio.
Nella prospettiva del bioGNL cresce l’uso del metano liquido nei trasporti pubblici locali, altro primato italiano, e si affaccia in quelli privati di lunga distanza. In contemporanea con ConferenzaGNL abbiamo visto correre sulle rotaie il primo treno italiano a GNL, che apre prospettive interessantissime per le migliaia di chilometri di rete ferroviaria non elettrificabili.
E’ entrato in servizio il deposito costiero di Ravenna, primo punto di rifornimento primario dell’Italia continentale per i trasporti terrestri e per l’Adriatico, dopo quello di Santa Giusta - Oristano in Sardegna. Avanza l’iter autorizzativo per il liquefattore a Caserta, confermati i due progetti simili in Sicilia.
Finalmente forniture all’ingrosso in concorrenza con le importazioni di GNL dall’estero, con prima missione lo sviluppo delle infrastrutture di rifornimento nel Mezzogiorno, dove le società di trasporto, anche marittimo, continuano a comprare camion e traghetti senza potersi rifornire. 11% le stazioni di rifornimento al Sud Italia, 25% al Centro e 64% al Nord. Ragionevole essere ottimisti.
Altra buona notizia l’open season in corso del deposito Venice LNG nel porto di Marghera, che dal 2025 potrà incrementare l’offerta primaria di GNL nel Nord Est italiano e in Europa, quando la domanda di GNL è prevista più che doppia; 200 mila tonnellate il consumo solo italiano entro quest’anno.
Preoccupa, questa sì una brutta notizia, il nostro ritardo nel settore marittimo, mentre è in eccezionale crescita in tutto il mondo. In un solo porto è possibile fare rifornimento (solo da nave a nave, no da autobotte a nave) come una sola nave a GNL con il tricolore naviga nelle nostre acque. Un’altra naviga all’estero e la terza, a Messina, non ha modo di fare rifornimento.
Di grandi navi entro il 2025 ne arriveranno solo tre, una all’anno, e non è certo che scaleranno i nostri porti. Nello stesso periodo sono in arrivo anche tre traghetti per le isole siciliane, a fronte del parco traghetti nazionale più grande al mondo ma anche il più vetusto.
Nonostante questo il prossimo anno arriverà la prima nave cisterna italiana, altre due sono in ordine e arriveranno entro il 2023. Altre tre o quattro navi cisterna di varie bandiere opereranno nel Mediterraneo, ed è confermato che entro il prossimo anno potranno rifornirsi non solo negli impianti spagnoli e francesi del Mediterraneo occidentale ma anche presso il nostro rigassificatore al largo di Livorno (buona notizia).
Con un eccezionale spirito imprenditoriale l’Italia, partita in ritardo, ha superato in pochi anni tutti gli altri Paesi (tranne la Cina…) nel trasporto pesante terrestre a GNL. Certamente in ambito marittimo gli investimenti sono al minimo cento volte maggiori, ma si sa, per dare il meglio abbiamo spesso bisogno di un po’ di pressione. E non è certo lo stress che ci è mancato negli ultimi 20 mesi.