Claudia Checchi, REF-E: “Prezzi del GNL da regionali a globali e bassi come oggi per parecchio tempo”

Verso #AugustaGNL REF-E, società di consulenza attiva nel mercato energetico da più di 15 anni, sta studiando il nuovo mercato degli usi diretti del GNL, e presenterà lo stato dell’arte del settore in Italia nel workshop di Augusta del prossimo 13 maggio “Italia hub del gas naturale, opportunità GNL nel Mediterraneo”. Ne parliamo con Claudia Checchi, Amministratore Delegato dell’Istituto milanese:

GNL moda del momento o nuovo paradigma?

Beh, se è solo una moda dovrà durare parecchio per far rientrare degli investimenti negli impianti di liquefazione e di rigassificazione degli ultimi anni. Il nuovo paradigma è il raddoppio e oltre in pochi anni delle disponibilità mondiali di gas naturale e di petrolio dovuto alle innovazioni tecnologiche nell’estrazione. Il GNL è un pezzetto di questa rivoluzione, però importante perché permette di esportare il surplus di produzione. Grazie a questo i prezzi regionali del gas  stanno diventando globali. Solo due anni fa in Asia il GNL spot era quotato attorno a 20 $ a MBTU (Milioni di British Thermal Unit), quasi 50 e/MWh, contro i 25 del gas in Europa; oggi i prezzi del GNL spot sono allineati a quelli del gas importato via pipeline in Europa. E’ di questi giorni la notizia che il GNL texano sta viaggiando verso l’India a 5 dollari MBTU. Vedremo cosa succederà quando anche gli altri Paesi come la Cina, il Magreb, l’area tra il Brasile e l’Argentina, il Sudafrica, l’Australia, la stessa India, impareranno ad estrarre lo shale gas.

 Cioè se converrà spendere nei nuovi impianti piuttosto che continuare ad importare?

Certo, per le zone che ancora stanno sperimentando una crescita della domanda (Asia, ma anche Africa)  ci potrà essere un trade off tra importare GNL da paesi che hanno investito in questi anni (e sono molti) in impianti di liquefazione piuttosto che investire in nuovi giacimenti e nuove costose tecnologie per l’estrazione dello shale gas. Con gli attuali prezzi i progetti di parecchi impianti di liquefazione sono stati rinviati,  perché l’offerta a livello mondiale é sovrabbondante rispetto alla domanda. Si tratterà comunque di scelte condizionate anche da altri fattori, come il desiderio di indipendenza energetica, che resterà forte a lungo, nonostante la globalizzazione sempre più pervasiva delle economie, il contesto geopolitico, oltre alle  scelte ambientali. Tra l’altro queste ultime sembrano incidere già sulle scelte delle imprese verso il GNL, prima ancora che gli impegni del COP21 di Parigi divengano direttive. 

Si riferisce alla recente accelerazione nelle vendite di camion a GNL e agli impegni sempre maggiori in infrastrutture di distribuzione?

Si, l’attenzione all’ambiente dei costruttori di camion e forse ancora di più dei gestori delle flotte di spedizione sembra dare un grande impulso. Dopo l’interesse manifestato dall’Eni agli analisti a Londra il 18 marzo è seguito l’impegno di Engie per 70 nuove stazioni di servizio GNL in Europa entro il 2020. Le compagnie petrolifere vedono il rischio di una riduzione delle vendite di gasolio per i trasporti a lunga distanza e si stanno approcciando al GNL. Così si assiste a fenomeni nuovi, come appunto la francese Engie che entra nel settore della distribuzione stradale. Ma la nuova sensibilità ambientale non basta, c’è anche una questione di prezzo.

Ma non è sceso solo il gas è sceso anche il petrolio, il gasolio è a prezzi che non si vedevano da 10 anni!

Si, i prezzi di petrolio e gas sono scesi entrambi, ma i fondamentali sono ormai diversi e soprattutto il petrolio è sottoposto ad una volatilità che nessuno sa dire quando finirà, mentre per il gas è ormai opinione consolidata di tutti gli analisti, REF-E compreso, che resterà ai prezzi attuali, i più bassi di sempre, per parecchio tempo. Il Brent, petrolio più usato in Europa, era a 48,5 dollari a ottobre, 44 a novembre, poi  è sceso a 38 e a 30,6, è risalito a 32,4 e a marzo è tornato a 38,5. Nel frattempo è sceso fino a 27 e ha ballato per settimane tra i 32 e i 42! Nello stesso periodo il GNL è sceso da 19 euro a MWh a 18, 16, 13, fino ai 12 di marzo, in corrispondenza con l’inizio delle esportazioni dagli USA e dai nuovi giacimenti australiani. Questo sta facendo la fortuna degli usi diretti del GNL nei trasporti, marittimi e terrestri, anche perché si tratta di partite comprate prevalentemente sul mercato spot, o sfridi dei grandi contratti di lungo periodo.

In Europa il mercato spot sta prevalendo sui contratti indicizzati take or pay, ma non è così nell’area asiatica, che esprime la maggiore domanda di GNL.

Un conto sono le indicizzazioni al petrolio (dure a morire ma comunque destinate a essere sostituite) un conto i contratti long term: questi sono ancora la modalità prevalente di approvvigionamento e anche di finanziamento delle infrastrutture, anche se esistono impianti (e navi) merchant , ma sono ancora di gran lunga la minoranza. Comunque anche le forme contrattuali  evolvono (sia nelle indicizzazioni di prezzo che nelle altre clausole, come quelle di destinazione sempre meno presenti) e il mercato spot cresce ed è sufficiente a fare da ago della bilancia e a definire i destini dei grandi flussi verso le aree dove c’è maggiore richiesta, insomma sono (e saranno sempre di più) i mercati spot che definiscono i prezzi e i flussi  e non più le clausole contrattuali.

 ConferenzaGNL news